... e non saper più che dirne dei tanti esseri per versi ritratti: a vita tornano spontanei, confusi tratti come gramigna infestanti, groviglio sul foglio rivendicante l'orgoglio. Dalla penna poi delineate genti tripudio rauco di umanità: basso tono di chi, indugiando in dissolvenza passo fantasma dei senza passato rassegnato segna, un fuori pagina dai margini rigidi a capo chino: sfilata lenta, spiritica, cicche studiando in posacenere bisunti ch'è l'ora di chiusura a fioca luce pur nel non saper che dirsi in faccia a faccia, tra cartoni che s'è tanti.
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Salvatore Pizzo
- 05/03/2019 16:35:00
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X Graced; Debbo confessarti che rimango sempre meravigliato, soprattutto quando mi ritrovo a passeggiare per vie centrali o vicino ai giardinetti, per la quantità di gente che vive alladdiaccio. Accanto alla città di lustrini, con loscurità, se ne afferma unaltra fatta di cartoni, non tanto in contrapposizione, bensì a complemento: le persone ci costruiscono ripari alla buona, ottenendone anche una certa privacy. Così riaffermando una duplicità che non è tanto architettonica, quanto sociale: di giorno gli affari e la ricchezza, di notte la resilienza da parte di coloro che tentano di sopravvivere accanto allopulenza del centro cittadino. Grazie di cuore anche per lapprezzamento assai lusinghiero e labbraccio che ricambio con grande afflato amicale e laugurio per una serata delle migliori.
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Graced
- 03/03/2019 18:30:00
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Caro Salvatore, parli degli invisibili che, spesso, nessuno guarda perché preso dalla fretta e dallindifferenza. Purtroppo andando avanti col tempo ce ne saranno sempre più che, dormono per strata distesi sui cartoni, avvolti in coperte sporche e sgualcite. Sono coloro che, per svariati motivi, hanno deciso di abbandonare il loro presente e passato deviando verso una deriva di un presente precario e pieno dincognite, vissuto alladdiaccio dinverno ed alla calura dellestate trascinandosi per strada. Tu ne descrivi egregiamente in versi la loro vita dimessa e grama, tale da farci riflettere su determinate condizioni di tali esseri umani che, per vari motivi si sono ridotti a vivere ai margini, della società come ultimi. Sempre sensibile ed attento al sociale, caro salvatore. Questo ti fa onore. Ti auguro un sereno pomeriggio domenicale con un abbraccio. Grazia!
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Salvatore Pizzo
- 03/03/2019 16:31:00
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X Lino: Belle queste immagini di cui mi fai dono generoso, caro Lino. Te ne sono infinitamente grato.
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Salvatore Pizzo
- 03/03/2019 16:29:00
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X Franca: Sono soltanto un essere umano tra i tanti: nè più nè meno buono di altri, mia cara Franca. Soltanto mi sforzo di non cadere nelle provocazioni. Dal momento che, come detto da qualcuno: questionare con uno sciocco, ci rende ancor più sciocchi e, dunque, perdenti. E chi, se non uno sciocco borioso, può scrivere un commento impietoso che non sia supportato dalla capacità di discernere e dalla necessaria sensibilità, per averne cognizione, della materia oggetto del contendere? Per quanto riguarda il resto, non posso che essertene infinitamente grato: la sensibilità è qualcosa che ci distingue dallessere materia bruta, dandoci la possibilità di dirci umani. Io tratto di divenirlo. Perchè non tutti nasciamo umani. In tanti abbiamo molta strada da fare per poterci dire umani. E qua, a fare da discriminante, è laverne,più o meno, consapevolezza. Anche a te un augurio per una domenica radiosa e serena...
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Salvatore Pizzo
- 03/03/2019 16:09:00
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X Mariano: Equel che si spera, mio caro Mariano: riuscire a riscattare se stessi e coloro sui quali abbiamo appuntato lo sguardo, fosse pure per caso. Del resto, è anche per questo che scriviamo, vero? Per far si che la nostra sensibilità non muoia con noi, ma che possa sopravviverci, proiettando in altri occhi ed altri cuori, lemozioni che abbiamo raccolto in vita. Ecco, quel che mi piacerebbe molto, è sapere che, un giorno, qualcuno possa leggere questi miei umili versi, modesto tentativo di fare poesia, e, leggendoli, possa rivederci quella sfilata di volti che mi colsero di sorpresa una sera, nel fumar di sigaretta alla notte. Grazie di cuore anche per laggettivo generoso.
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Salvatore Pizzo
- 03/03/2019 16:00:00
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X Elsa: Grazie a te per la lettura molto generosa e puntuale, mia cara Elsa, già nel tuo incipit inserisci una motivazione molto valida per dare una ragione a questo scrivere, allapparenza, privo di senso: a che pro parlare di qualcuno che si fa molta fatica a vedersi, che anzi non si vede? Non è il questuante che si impone infastidendo, anche e solo con mano tesa: Costui è qualcuno che non è. E già per questo non vuole essere visto. Grazie di cuore anche per le considerazioni, sul poeta e la sua poesia, molto pregnanti oltre che affascinanti. Un ciao grande come un abbraccio.
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Lino Bertolas
- 03/03/2019 11:57:00
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Una poesia che si dipana e si aggroviglia come un gomitolo, come uno spartito musicale ricco di dolente umanità. Riflessiva!
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Franca Colozzo
- 03/03/2019 11:15:00
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Caro Salvatore, le tue poesie denotano un animo buono e propenso a guardarsi intorno con la necessaria "pietas" per la condizione umana. Sei un osservatore sensibile, anche quando rispondi ai commenti più impietosi. Sono stata favorevolmente colpita dalla tua nobiltà danimo e questo spiega le tue poesie, in cui rifletti appieno i tuoi buoni sentimenti. Non devi scusarti affatto per il lungo commento che ancor più mi racconta della tua sensibilità, che apprezzo. Non tutti gli uomini ne sono dotati e questo dono non può che illuminare il tuo percorso di vita. Ti auguro una luminosa giornata.
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Mariano Bonato
- 03/03/2019 09:39:00
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Una poesia molto interessante questa in rigorosi endecasillabi sciolti. Vi sfilano gli ultimi, i reietti, quelli che non hanno più voce, né voglia di parlare e che vanno "a capo chino", ché questa è la condizione di chi è rassegnato a una vita marginale daccatto... Però anche ad essi la poesia può dare una voce, una speranza di riscatto... Bella.
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Elsa Paradiso
- 03/03/2019 08:03:00
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Scrivere per non perdersi, imprimendo il proprio sentire in altro da Sé. Considerare tutto ciò, e domandarsi se dopo tutto questo serva a qualcosa. Le emozioni sono come figli … dunque, che ne sarà di loro … Dopo? Tuttavia aiutano a scuoterci; nell’effimero presente, a dare un senso al proprio cammino. E questo “cerchio” di considerazioni , che dal suo sempre nutre il Poeta, ruota più veloce a mano a mano che i passi rallentano.
Bella questa tua, e grazie per averla scritta. Ciao, Salvatore
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Salvatore Pizzo
- 03/03/2019 02:30:00
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X Franca: Spessissimo mi capita di fare degli incontri che suonano come colpi daccetta sul tronco dalbero, scheggiandolo. Ecome se, ogni volta, ci lasciassi un pezzetto di me: una scheggia del mio cuore, delle mie certezze(sempre che possano dirsi tali, dal momento che mi sembra di non averne alcuna). Eunesigenza fortissima quella di dirne, di cercare di tratteggiarne il ritratto di queste persone. Forse, nella segreta speranza di ritrovarci in loro qualcosa di me, qualcosa che possa restituire dignità ad essi ed anche a me che li osservo,che cerco di coglierne lanima. Certo non è lo stesso di dipingere. E soprattutto dovrò farne ancora parecchia di strada,prima di riuscire a rendere familiari questi volti incontrati un poovunque. Renderli familiari anche a chi legge questi miei modestissimi versi. Non sono essi tanto mendicanti. Magari si avvicinano più a quelli definiti"povera gente". Sono coloro che non chiedono nulla e sfilano ovunque quasi invisibili. Non chiedono niente perchè vivono di ciò che gli altri hanno abbandonato, fossanche una semplice cicca di sigaretta nel posacenere fuori dal supermercato; oppure nel cestino dei rifiuti in piazza, dovè passata la folla,lasciandoco resti di gelati, frullati o altro; o nel bidone dellumido, messo sul marciapiede alla fine dai ristoratori... Come te mi chiedo se sia "vana" la poesia, ovvero se obbedisca più ad un istinto egoistico di mettersi in mostra in qualità di individui sensibili, proiettati verso un chissà dove linguisticamente perfetto, paradiso di chi padroneggia le regole e si fa bello di fare bello il mondo, pur nella sua accezione più ipocritamente meschina e pure vuota. Come dicevo: anchio mi chiedo se sia"vana". Però sono giunto alla conclusione che non sono in grado di rispondere, dal momento che non sono ancora morto e poi risorto, grazie alla poesia. Perchè, se la poesia non è"vana", allora deve farci rivivere, deve darci il potere di fare rivivere, alla dignità desseri umani, almeno tutti coloro sui quali han posato sguardo di verso i poeti; deve almeno salvaguardare, restituendo orgoglio, rettitudine e saggezza al mondo, così cantato con passione... Perdona, mia cara Franca, di essermi dilungato con questi miei vaneggiamenti, di sicuro alquanto tediosi. Ti chiedo venia, ringraziandoti di cuore anche per la lettura molto sentita ed augurandoti sogni dorati.
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Franca Colozzo
- 02/03/2019 23:05:00
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Il rumoreggiare inutile, tra la moria del tempo collettivo e la noia che accomuna noi miseri mortali, ci porta a considerare a volte spenta ogni ragionevole illusione. Spesso tutto sembra vano, anche la poesia o affidare uno scritto ai posteri in memoria, eppure sempre luomo vuole lasciar segni di sé come un nodo di eternità stretto attorno alla storia. Nel silenzio dei vinti, in questa tua riflessiva poesia, sfila unumanità senza volto nellapatia dei giorni che scorrono come sabbia nella clessidra. Ma sarà mai vana la poesia? Lanima la pretende a viva voce perché di essa si nutre. Ti auguro la buona notte ed una luminosa domenica.
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Salvatore Pizzo
- 02/03/2019 18:50:00
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X Alice: Non so se ci si abbia o meno un futuro già scritto. Però so che, nemmeno il passato, si è riusciti a scrivere una volta per tutte. Per il resto sono daccordo pienamente con te:"...finché c’è vita ci sarà poesia, e viceversa." Grazie immensamente di cuore
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Salvatore Pizzo
- 02/03/2019 18:46:00
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X Rosa: No, non ti inganni, mia cara Rosa. Ma, più ancora, oserei dire: riflessione su unumanità invisibile che tutti ci accomuna, pure essendo soltanto espressione di marginalità ed alienazione. In fondo, anche chi, come noi ci prova a dare un volto a questa marginalità, finisce per diluirsi nellanonimato. Grazie di cuore e con tanto gelsomino
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Rosa Maria Cantatore
- 02/03/2019 15:19:00
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già: quante vite affiorano sui fogli di noi, imbratta-carte...
Meditazione, appena un po amara, sul senso dello scrivere.
O minganno?
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